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Siena - Ville di Corsano e Grotti
la Val d'Arbia
La Val d'Arbia è un'ampia zona in provincia di Siena, a confine
con il Chianti e famosa per la battaglia tra Firenze e Siena del 1260,
raccontata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
E' incorniciata da dolci pendii che dipingono panorami di grande impatto
pittorico e disseminata di borghi d'origine medievale.
Molti dei fabbricati rurali e poderi sono stati trasformati in agriturismi,
case per vacanze o residenze d'epoca per offrire al turista che si addentra
in questo splendido paesaggio la possibilità di ammirare i luoghi
dove è stata scritta la storia che ha plasmato questi luoghi lasciando
segni indelebili delle civiltà che qui si sono susseguite.
La Val d'Arbia si raggiunge seguendo la via Cassia da Siena lungo gli
itinerari dei pellegrini che mille anni fa seguivano la via Francigena
per recarsi a Roma, oppure dal Castello di Grotti scendendo su Monteroni
d'Arbia attraversando un altro tratto splendido delle crete senesi, passando
per il borgo di Radi e la magnifica Pieve di Corsano, una delle più
interessanti testimonianze del romanico senese dell'XI secolo.
Ai tempi dell'antica Repubblica senese Monteroni d'Arbia, sorto sulla
riva destra del torrente Arbia, era una fattoria importantissima: a testimonianza
del ruolo centrale per la produzione agricola rimane il trecentesco mulino
fortificato, con la sua grande torre in mattoni di cotto.
Percorrendo la Cassia in direzione di Buonconvento si arriva rapidamente
al borgo di Lucignano d'Arbia, villaggio fortificato che merita una sosta
per ammirare la pieve romanica di San Giovanni Battista affrescata nel
VI secolo da Arcangelo Salimbeni.
Il centro di maggior rilievo della Val d'Arbia è Buonconvento,
il cui nome deriva dal latino "bonus conventus" ed ha il significato
di "comunità felice, fortunata" a significato di una
buona adunanza di abitanti che godono della fertilità della terra
e dei vantaggi derivanti dalla vicinanza dei fiumi Arbia e Ombrone, nonché
dall'ottima posizione presso il guado del fiume sull'importante Via Francigena
o Romea, dove i viandanti interrompevano il viaggio per una sosta ristoratrice.
I primi cenni storici si hanno intorno al 1100, il 24 agosto del 1313
vi morì l'imperatore Arrigo VII di Lussemburgo sceso in Italia
per restaurarvi l'autorità imperiale. La costruzione delle mura
dell'abitato ebbe inizio nel 1371 e terminò 12 anni dopo, nel 1383.
L'importanza di Buonconvento è testimoniata dalla podesteria che
comprende 32 località e dal riconoscimento della cittadinanza senese
concesso dai governatori della città nel 1480. Con la caduta della
Repubblica di Siena nel 1559 entrò a far parte del Granducato di
Toscana sotto i Medici.
Il borgo trecentesco, perfettamente conservato, ospita il Museo di Arte
Sacra della Val d'Arbia, con opere di molti dei principali artisti della
tradizione pittorica senese quali Duccio, Pietro Lorenzetti, Matteo di
Giovanni.
Nel cuore delle Crete Senesi, San Giovanni d'Asso è dominato dall'imponenete
mole del castello medievale, al cui interno è ospitato il Museo
del Tartufo. Meritano una visita la chiesa romanica di San Giovanni Battista
e, nella parte bassa del paese, la chiesa di San Pietro in Villore risalente
all'XI secolo. La ricchezza di questo luogo oltre alle pietre nobili di
San Giovanni è da individuare nel patrimonio ambientale, decisamente
superbo, delle frazioni che circondano la valle dell'Asso.
Lungo la vecchia Cassia, quella sui cui tornanti si correvano le 1000
Miglia degli anni eroici, si affacciano pittoresche colline che meritano
tutte una sosta.
Da non perdere il piccolo borgo e il castello di Monterongriffoli, le
frazioni rurali di Vergelle, la poesia di Lucignano d'Asso, Montisi con
la sua storica grancia e la straordinaria strada bianca di Pieve a Salti.
Sullo sfondo, con i suoi oltre 1700 metri di altezza, il Monte Amiata
è la montagna più alta della Toscana. Un grandioso cono
di origine vulcanica da cui si gode di uno straordinario paesaggio che
nelle giornate serene si estende dall'Adriatico al mare Tirreno di fronte
al Monte Argentario.
La strada che conduce alla sommità del Monte Amiata, alla grande
croce in ferro battuto, attraversa folti boschi e caratteristici borghi.
L'intera regione montana, di natura vulcanica, è ricoperta da boschi
di castagno, per secoli la principale fonte di sostentamento delle popolazioni
dell'Amiata. Oggi la Castagna dell'Amiata è riconosciuta anche
dalla Comunità Europea con il marchio IGP. Durante l'inverno sul
versante nord del monte si può praticare lo sci utilizzando moderni
impianti di risalita.
Circondato dai castagneti incontriamo l'abitato di Piancastagnaio, un
piccolo centro che custodisce mirabili esempi di architettura gotico-senese.
Con un breve tragitto attraverso il verde dei boschi si arriva ad Abbadia
San Salvatore, il centro principale dell'Amiata. É una cittadina
medievale costruita in pietra vulcanica in stile gotico-senese e rinascimentale.
Su un lato della città spiccano i resti dell'abbazia di epoca longobarda,
da cui il paese prende il nome. Nelle vicinanze del borgo un tempo si
trovavano le miniere di Mercurio, oggi in disuso. Da Abbadia sono possibili
numerose escursioni per i sentieri che salgono sul Monte Amiata attraverso
i boschi di castagni.
Come in tutta la Toscana anche nella Val d'Arbia la tradizione gastronomica
del "mangiare bene e sano" è tuttora intatta; per gli
ospiti è possibile trovare ristoranti e trattorie che cucinano
ancora piatti semplici ma saporiti alla maniera delle massaie.
Agriturismo, residenze d'epoca, piccoli borghi e locande ospitano i visitatori
di questa terra, che offre in ogni luogo tavole imbandite a base di salumi,
bruschetta, panzanella, fettunta, pappa al pomodoro, pici con le briciole,
pappardelle al sugo di lepre, tagliolini in passato di ceci, arista di
maiale con fagioli toscanelli.
Prelibati gioielli della tradizione locale sono il raveggiolo, formaggio
tenero conservato in foglie di felce, ed il cacio pecorino, prodotto con
lo stesso procedimento in uso fin dal medioevo, ottimo in tutti gli stadi
di maturazione, sia fresco che "abbucciato", ossia più
stagionato, in questo caso da servire a fine pasto con il miele oppure
a merenda.
E poi ancora il prosciutto, i saporiti crostini con milza e fegatelli,
la "bruschetta" fatta di pane abbrustolito sul fuoco, condita
con uno spicchio d'aglio strusciato sopra, olio e sale; la panzanella,
fatta di pane raffermo bagnato, condito con pomodoro, olio, cipolla, basilico
e altri aromi; un buon piatto di fagioli al fiasco conditi con l'olio
crudo che già costituirebbero un ottimo pasto; ma è d'obbligo
assaggiare i pici, una sorta di spaghetti fatti a mano, conditi al sugo
di carne o con salsa all'aglio o con le "briciole" di pane raffermo
saltate in padella con l'olio.
Sempre a proposito di primi piatti, le pappardelle al sugo di lepre sono
un antico piatto di origine etrusca, mentre la minestra di pane è
il simbolo della cucina senese, una zuppa di verdure che viene "ribollita"
ed infine la minestra di farro. Carni arrostite e porcini arrostiti alla
brace, quando è stagione, come piatti di mezzo. Il tutto accompagnato
dal ciaccino, pasta di pane schiacciata condita con olio, oppure dal pane,
fragrante e senza sale per non offendere gli altri sapori. Si può
ancora continuare con i cantucci, biscottini alle mandorle, da intingere
nel Vinsanto prodotto localmente, il "castagnaccio" e i "crogetti",
i tipici dolci di Carnevale. Dolce stagionale, per le feste di novembre,
è la ciaccia dei morti, fatta con farina, strutto di maiale, uvetta
e noci, reperibile nei forni delle cittadine della zona. Senza mai dimenticare
che da molti secoli questo territorio è legato alla produzione
di un vino bianco molto apprezzato: il Val d'Arbia DOC.
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